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I dati Fapav/Ipsos sulla pirateria audiovisiva in Italia.

Il fenomeno della pirateria audiovisiva è in calo in Italia soprattutto tra i giovanissimi. E’ uno dei dati emersi dall’indagine dal titolo "Industria, consumi culturali e comportamenti illeciti", presentata ieri a Roma dalla Fapav (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) e realizzata da Ipsos. E’ una ricerca dedicata al fenomeno, che è stato analizzato dal punto di vista economico e sociale, intervistando adulti e ragazzi under 15 sulle loro abitudini nel corso dell’anno 2017. 

Tuttavia, il quadro complessivo è ancora preoccupante: nell'ultimo anno il 37% della popolazione ha utilizzato illegalmente almeno una volta un contenuto audiovisivo. Due punti percentuali in meno del 2016, grazie soprattutto ai giovani, ma i mancati incassi per l'industria sfiorano comunque i 617 milioni di euro, con un danno per l'economia italiana che supera il miliardo. Considerando solo gli utenti di internet, la percentuale dei “pirati” sale al 70%, con 2 user su 3 che guardano illegalmente contenuti. Si parla di 631 milioni di atti solo nel 2017 (-6%), con il film a farla da padrone (81%), seguito da serie e programmi tv, soprattutto via streaming (26%), ma con il download in forte crescita (22% con +5%).

Per il direttore generale cinema del Mibac, Nicola Borrelli ''l'Italia ha fatto molto, ma può fare di più. Bisogna studiare opzioni, tutti insieme, ripensare le finestre d'uscita, far capire il danno alla creatività''. Il presidente dell'Anica, Francesco Rutelli ha sottolineato la necessità di "coinvolgere la società italiana sul tema del danno occupazionale derivante dalla pirateria audiovisiva".  Inoltre, ha aggiunto Rutelli, "se le piattaforme che offrono contenuti legalmente entrano nella catena del valore in modo razionale, credo che il sistema possa trovare un assestamento".

Questo il profilo del “pirata” medio adulto: internet user, istruzione medio alta, lavoratore autonomo e libero professionista, prevalentemente under 45 e del Sud Italia. Tra le motivazioni, il risparmio è la principale, ma anche la condivisione con i coetanei per i ragazzi (25%) e la pigrizia per gli adulti (12%). Soprattutto, scarsissima è la conoscenza dei danni provocati: il 72% degli adulti e l'82% degli adolescenti non ritiene siano gravi.

Di fronte a questi numeri, Fapav chiede nuovi strumenti di enforcement. ''Blocco dell'Ip amministrativo, formule di stay down e un'opzione giudiziale - dice il segretario generale, Federico Bagnoli Rossi - E poi strumenti regolatori come inasprire la normativa sul camcording, riconoscere la responsabilità degli operatori intermediari'' e ''modifiche UE sulla tutela per i titolari dei diritti''.

(Fonte: Sito web siae.it – Comunicato Stampa  –  Autore e Titolarità dei contenuti: Società Italiana degli Autori ed editori).

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